AZIENDA VINICOLA TOSCANA
LA STORIA DI POGGIO MOLINA
Già dal 1716, infatti, il Bando Granducale promulgato da Cosimo III de’ Medici e intitolato proprio “Sopra la Dichiarazione de’ Confini delle quattro Regioni Chianti, Pomino, Carmignano e Val d’Arno di Sopra”, definisce i limiti di produzione dei vini delle quattro regioni, statuendo così, per tutti i produttori locali che oggi appartengono a quella delimitazione, il vanto di essere appartenuti ad una vera e propria DOC ante-litteram della storia che testimonia la predisposizione del territorio alla produzione di grandi vini.
Ed è proprio in una parte di questo territorio importante per la storia del vino in Toscana, che sorge la nostra azienda, Poggio Molina. Situata nelle colline della Val d’Ambra ad un’ altezza di 300 metri, comprende circa 90 ettari di cui 16 ettari vitati.
L’origine del nome deriva probabilmente dalla sua collocazione: Poggio Molina è situata nella collina (in dialetto toscano “poggio”) propria sopra l’antico mulino del paese. Parte del suo confine, infatti, è delimitato proprio dallo scorrere del torrente Ambra. Un’altra versione, tuttavia, imputa il suo nome al fatto che è un luogo molto ventilato, anche d’estate, una zona dove “rimulina” sempre il vento.
Storicamente appartenuta alla famiglia Cini – Mari di Montevarchi (della quale era il podere più esteso in loro possesso misurando, come si legge negli antichi documenti, 277 staia) fu portata ai massimi splendori in termini di produttività proprio da Alessandra Mari (1760-1848), l’amazzone del Valdarno, donna dotata di un indubbio fascino e di una spiccata intelligenza che le permisero, ai tempi dell’insorgenza del Viva Maria, di giocare un ruolo fondamentale nelle decisioni politiche del tempo. Dopo la presenza a Siena, infatti, in cui i moti di liberazione dettero vita ad un’insorgenza popolare cruenta che, quasi sicuramente, sfuggì alle intenzioni iniziali dei capi stessi, fu proprio Alessandra, insieme al marito Lorenzo ed all’ambasciatore britannico Lord William F. Wyndham ad entrare in Firenze a capo di 2500 uomini per liberare la città dal giogo francese.
Alla morte di Alessandra, la tenuta passa in eredità alla figlia Emilia e Poggio Molina resta così in mano alla famiglia Mari per generazioni, con un’area della casa padronale adibita ad abitazione dei mezzadri addetti alla cura del territorio e alla produzione agricola. Si arriva così fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando, a seguito dei bombardamenti subìti dai paesi limitrofi e dall’attrazione suscitata dalle prospettive dell’imminente boom economico, la tenuta viene definitivamente abbandonata.
Riparte così la fiorente avventura di questo territorio.